Dopo oltre 30 anni di esperienza possiamo affermare che dietro ad una scomparsa c’è quasi sempre la collaborazione di una terza persona sia diretta che indiretta.
I MOVIMENTI DEGLI ULTIMI GIORNI DEL SOGGETTO SONO INDISPENSABILI PER AVVIARE LE INDAGINI:
L’investigatore privato è la persona che meglio di chiunque altro può indagare a fondo sulla vita della persona e scoprire se ci sono dei segreti che ne hanno giustificato la scomparsa. Le indagini devono essere tempestive e partono dall’appurare il presunto motivo della sparizione, per far ciò è importante ricostruire le attività del soggetto negli ultimi giorni precedenti la scomparsa. Le indagini procedono con riservatezza e discrezione.
I motivi della scomparsa volontaria possono essere molteplici:
per infedeltà professionale, infedeltà coniugale, debiti pesanti, oppure patologie psichiche varie.
Per rintracciare uno scomparso è indispensabile rivolgersi ad un investigatore privato competente ed “AUTORIZZATO”, questo potrà svolgere tutte le indagini del caso, anche collaborando con le Forze dell’Ordine qualora sia necessario.
Per essere certo che una persona sia scomparsa è necessario attendere almeno 24 ore; trascorso tale lasso di tempo è utile presentare una denuncia alla polizia. Esiste un protocollo preciso che viene applicato a seguito della denuncia, e si dovrà rispondere ad una serie di domande, anche personali. Spesso le famiglie vogliono preservare l’immagine della persona scomparsa, nascondendo dettagli fondamentali alle indagini per paura di danneggiarne la reputazione.
L’investigatore Privato cerca di parlare con le famiglie, con loro cerchiamo di ragionare sul non detto, sullo scioglimento di quell’«andava tutto bene» che spesso tutto bene non è. Magari la persona non dormiva da giorni, magari era dimagrita tanto e in pochi mesi, tutti sintomi di una possibile depressione. Un uomo normale, regolare, che sta bene, non prende e scompare senza lasciare neanche un biglietto. Le famiglie sono conservative: c’è una tendenza a salvaguardare l’immagine e nascondere dettagli all'apparenza non correlati, che però possono rivelarsi significativi.
Con tatto e sensibilità cerchiamo di far capire che la cosa più importante è trovare la persona scomparsa, e aiutiamo i cari a fidarsi degli esperti.
Il semplice fatto che non ci sia nessuno che ha rapito la persona. Ogni altro allontanamento è considerato volontario, anche se c’è stata discussione rumorosa in casa la sera prima, se la persona era sotto psicofarmaci o se la persona era depressa.
La verità, però, è che non esistono solo i casi di scomparsa volontaria. Ci sono anche casi di 'fughe psicotiche', anziani fragili o in stato confusionale, suicidi, persone che vengono ritrovate morte, persone fatte sparire da terzi.
C’è tutta una fetta di casistica in cui, nonostante la scomparsa venga classificata come allontanamento volontario, rimane comunque il sospetto che dietro ci sia qualcos’altro, e vorremmo che le indagini vengano svolte diversamente.
Noi stiamo dalla parte di chi non abbandona la ricerca, anche quando i canali ufficiali si sono già arresi.
Per svolgere delle indagini in montagna e in campagna è indispensabile dotarsi della tecnologia più appropriata.
Vediamo come:
La tecnologia di cui parliamo riguarda i droni, mezzi volanti, terrestri, cingolati e subacquei, comandati a distanza che trasmettono, grazie alla telecamera di cui sono dotati, immagini in tempo reale. I vari tipi di droni sono realizzati per muoversi e lavorare nello specifico ambiente, tutti hanno il presupposto di realizzare una piattaforma mobile, controllata da remoto, che si possa muovere ed operare, trasportando una serie di sensori per monitorare l’ambiente ed una serie di “attrezzi” che gli consentono di effettuare i lavori previsti.
Oggi i droni sono in grado, se opportunamente utilizzati e pilotati, di ridurre i due fattori più importante nelle attività di ricerca e soccorso: il tempo e il rischio. Grazie all’utilizzo degli stessi, oggi possiamo essere in grado di intervenire in tempi ridotti, con meno personale e, soprattutto, con meno dispendio economico e con maggiore efficacia.
A differenza dei normali elicotteri con personale a bordo, che, volando ad una distanza di circa 200-300 mt d’altezza, comportano rischi sia per le persone a bordo che difficoltà visive (non potendo mettere bene a fuoco), i droni volano ad un’altezza molto inferiore, circa 70 mt, e, grazie ai vari sistemi di sensori che possono montarsi a bordo, sono in grado di controllare, sia aree più vaste, sia di trovare persone grazie al rilevamento della temperatura corporea.
Nella ricerca di persone scomparse, l’aeromobile permette di sorvolare e controllare vaste aree del territorio con missione di scanning, in qualsiasi ora della giornata grazie all’utilizzo di sensori infrarossi e termografici i quali permettono di scovare il soggetto anche se celato nella vegetazione. Anche i sensori Radar Sar, possono essere utili, in quanto, permettono di osservare le anomalie del terreno come depressioni o rilievi localizzati o discordanti con la morfologia dello stesso, e, combinati con l’aerofotografia possono essere in grado di individuare, attraverso queste “anomalie”, persone sepolte sotto il terreno.
I droni risultano essere utili anche nella ricerca di persone in area fluviale, poiché la visione dall’alto permette di osservare meglio le aree di sponda anche nascoste da piante e alberi e/o pericolose e, soprattutto, la corrente dell’acqua può trasportare il corpo in punti dove i ricercatori da terra non hanno visuale.
In conclusione segnaliamo che
per pilotare pilotare i droni è necessario avere il brevetto per piloti di SAPR
(Sistemi a Pilotaggio Remoto) e rispettare il
Regolamento ENAC.
Manuale Operativo “Ricerca Persone Scomparse” e formazione al Volontariato
I Piani Provinciali, emanati dalle Prefetture secondo le “Linee guida per favorire la ricerca di persone scomparse” predisposte dall’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse, definisce, tenendo conto delle disposizioni della Legge 14 novembre 2012, n. 203, le procedure di intervento da adottarsi per le operazioni di ricerca di persone scomparse sul territorio provinciale in area urbana o extraurbana e/o delle persone successivamente localizzate, ma infortunate in ambiente non antropizzato o comunque ostile al fine di garantire il tempestivo avvio delle operazioni di ricerca da parte di tutti i soggetti in grado di concorrervi positivamente, attraverso il razionale impiego delle forze sul campo, in relazione ai compiti istituzionali delle Forze di polizia e degli organi deputati al soccorso tecnico e sanitario al di fuori degli ambiti di competenza dell’Autorità Giudiziaria.
Al fine di promuovere l’immediato avvio delle ricerche risulta determinante, ferme restando le valutazioni da esperirsi all’atto dell’acquisizione della notizia e/o denuncia di scomparsa, che sia dato immediatamente avvio alla circolarità dell’informazione.
Esulano dall’ambito di applicazione del presente Piano i casi riconducibili in maniera evidente ed immediata ad incidenti che richiedano un soccorso tecnico e/o sanitario e per il quale la ricerca resti circoscritta ad un luogo esattamente identificato.
Vi esulano, altresì, tutti i casi di scomparsa conseguente ad eventi calamitosi o a disastri coinvolgenti un numero elevato di persone per i quali si applicano i Piani di Protezione Civile.
Tipologia di Segnalazioni
Possono distinguersi le seguenti ipotesi di segnalazione:
1. Denuncia ad una Forza di Polizia in presenza/assenza di notizia di reato.
a) Se vi è ipotesi di reato, la Forza di Polizia informerà tempestivamente l’Autorità Giudiziaria per i provvedimenti di competenza. In caso di necessità, la Forza di Polizia provvederà ad allertare le Sale operative dei Vigili del Fuoco (115), del 118 e degli Enti ritenuti opportuni.
In tale caso assumerà sin dall’inizio il coordinamento delle operazioni di ricerca fino a che l’A.G. non darà disposizioni al riguardo.
b) Se non vi è ipotesi di reato, la Forza di Polizia, valutata comunque l’ipotesi di informare l’A.G. allerterà tempestivamente la Sala Operativa dei Vigili del Fuoco (115) e il 118 e ne darà immediata notizia alle Sale/Centrali Operative degli altri Enti interessati.
2.Segnalazione ai Servizi di Emergenza (112,113,115,118)
In caso di segnalazione della scomparsa ai servizi di emergenza , valutati opportunamente gli elementi riferiti, le rispettive Sale/Centrali Operative, avviano immediatamente le attività di ricerca, informandosi reciprocamente ed inviando immediata specifica segnalazione agli altri Enti interessati.
La persona che ha segnalato la scomparsa verrà invitata a formalizzare la denuncia presso la competente Forza di Polizia.
Il 118 territorialmente competente collabora all’attività di ricerca effettuando la verifica di eventuale soccorso già portato alla persona scomparsa sul territorio regionale.
Disposizioni comuni ai vari tipi di segnalazione
In assenza di ipotesi di reato la Forza di Polizia interessata informa il Sindaco e la Municipale del Comune o dei Comuni ove inizieranno le ricerche in relazione all’invio sul posto di un proprio referente per l’avvio d elle prime ricerche.
Se ritenuto necessario, sarà informato il Sindaco del Comune di residenza della persona scomparsa.
Fasi Operative
Le fasi individuate e contemplate dal presente protocollo sono:
A. Allarme scomparsa e fase informativa
La denuncia di scomparsa, ai sensi della legge 14/11/2012 n. 203, può essere presentata alle Forze di polizia o alla polizia locale non solo dai familiari ma da chiunque viene a conoscenza dell’allontanamento di una persona dalla propria abitazione o dal luogo di dimora, qualora per le circostanze in cui è avvenuto il fatto, si ritenga che dalla scomparsa possa derivare un pericolo per la vita e per l’incolumità personale della stessa, per l’immediato avvio dell’attività di ricerca.
Quando la denuncia è raccolta dalla polizia locale, questa la trasmette immediatamente al più prossimo tra i Presidi territoriali delle Forze di Polizia, anche ai fini dell’avvio delle attività di ricerca.
L’attività di profilazione psicologica si configura valido supporto informativo per aiutare la ricerca anche con la collaborazione, se ritenuta opportuna, dell’Associazione Penelope Piemonte.
B. Attivazione delle ricerche e del piano
Il Prefetto, su proposta delle Forza di Polizia competente, valutata l’opportunità, dispone l’attivazione del Piano informando il Commissario Straordinario per le persone scomparse e il Sindaco competente per territorio, avvalendosi del Sistema di Protezione Civile.
Attivato il Piano, ciascun Ente, per quanto di competenza e avuto riguardo alle necessità, in ragione dell’area di ricerca, invierà proprie unità presso il Posto di Comando Avanzato.
C. Coordinamento generale del piano
Ferme restando le richiamate competenze dell’Autorità Giudiziaria e le connesse funzioni di polizia giudiziaria espletate dalle Forze di Polizia nell’attività di ricerca in caso di scomparsa conseguente a ipotesi di reato, assumerà il coordinamento delle ricerche la Forza di Polizia che ha ricevuto la denuncia/segnalazione attraverso la costituzione del Posto di Direzione Tecnica delle operazioni.
La direzione tecnica delle ricerche è demandata, in relazione alla morfologia prevalente dell’area interessata:
al CNVVF, ai sensi del D.lgs. 139/06, nelle aree urbane, extraurbane, rurali impervie, disabitate , di pianura, lacustri o fluviali assicurando la costituzione del Posto di Comando Avanzato e l’adozione di procedure standardizzate, in stretto accordo con i responsabili delle altre amministrazioni interessate.
al CNSAS, ai sensi della L. 74/01, in area di montagna, alta montagna, pareti rocciose, falesie (palestre di roccia) ghiacciai, zone ipogee e forre, che opera in collaborazione con i VVF ed i responsabili delle altre amministrazioni/organizzazioni interessate;
Nelle aree le cui caratteristiche morfologiche non consentono di determinare una chiara competenza specifica di uno dei due Corpi, il coordinamento è assicurato in maniera congiunta.
Pianificazione delle operazioni
La pianificazione delle operazioni sarà effettuata dal PCA che provvederà a:
individuare e circoscrivere la zona di ricerca, fornendo ove possibile cartografia idonea a tutti i partecipanti alle ricerche;
verificare e organizzare le squadre di ricerca degli enti e delle associazioni partecipanti, in ragione delle professionalità presenti, delle competenze istituzionali, delle dotazioni e degli equipaggiamenti posseduti garantendo le tempestività delle ricerche;
fornire le indicazioni dei canali radio e dei collegamenti telefonici, e, ove disponibile, attivare un sistema di comunicazione interforze;
fornire ogni ulteriore indicazione utile all’espletamento delle attività di ricerca anche con riferimento agli aspetti logistici;
pianificare, in caso di sospensione temporanea (notturna, ecc.) le attività da svolgersi il giorno successivo;
interloquire con società di servizi (quali ad esempio società di gestione telefonica o società di emissione di carte di credito/debito) ai fini del “tracciamento” della persona da ricercare;
svolgere debriefing con i responsabili di tutti gli organismi partecipanti;
mantenere i contatti con il Sindaco, anche per il necessario supporto logistico ed altre attività necessarie al PCA, e con la Prefettura.
Gestione dell’intervento
Il Responsabile delle Operazioni di Soccorso (R.O.S.), individuata l’area su cui concentrare le ricerche, curerà, con i rappresentanti degli Enti intervenuti, l’attuazione delle attività di ricerca.
Ove lo scomparso venga ritrovato ferito o traumatizzato, il R.O.S. verificherà l’opportunità di un suo immediato recupero sulla base delle eventuali necessità mediche riscontrate dai ricercatori avvalendosi di tutte le specifiche professionalità tecniche che dovesse richiedere l’intervento.
Nel caso in cui le ferite o i traumi lesivi siano evidentemente riconducibili a fatti non accidentali, fermo restando le priorità mediche dirette a salvaguardare la vita umana ovvero l’incolumità dei soccorritori, il responsabile delle operazioni provvederà a darne informazione alla Forza di Polizia che coordina le ricerche.
Analoga comunicazione dovrà essere fornita alla Forza di Polizia presente nel caso in cui la persona sia stata rinvenuta deceduta.
In entrambe le circostanze, nel caso in cui si operi in ambiente montano o impervio, le componenti di soccorso specialistiche delle FF.PP impegnate nelle ricerche svolgeranno le necessarie attività di polizia giudiziaria.
In ogni caso, il recupero fisico della persona scomparsa deceduta, previa autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria, dovrà avvenire alla presenza di ufficiali o agenti della P.G.
TAS Topografia Applicata al Soccorso
Le operazioni di ricerca di una persona scomparsa, soprattutto se la stessa è avvenuta molte ore prima della segnalazione, richiedono, sovente, la verifica di un vasto territorio, solitamente extra-urbano o aerea campestre.
Il team di Coordinamento dei soccorsi dovrà, in ogni momento e soprattutto nella prosecuzione delle ricerche nei giorni successivi, conoscere quali aree sono state controllate e bonificate, da quali squadre e se era presente l’unità cinofila.Tale verifica può essere effettuata solamente con l’utilizzo di sistemi informatici tecnologicamente avanzati.
La pianificazione delle operazioni sarà effettuata dal team di Coordinamento del soccorso che provvederà ad individuare e circoscrivere la zona di ricerca, fornendo relativa cartografia a tutti i partecipanti alle ricerche.
L’elaborazione dei dati geografici avverrà mediante l’impiego di software GIS e la progettazione della mappa dell’area di ricerca, saranno: orografia del terreno ,condizioni atmosferiche, profilo della persona dispersa, presenza di pozzi o anfratti presenza di luoghi ai quali il disperso è affettivamente legato.
Partendo da una zona certa dalla quale il disperso si è allontanato ed effettuando almeno 1 Km di raggio; in relazione alle informazioni relative al disperso e al motivo della scomparsa tale area potrà essere ulteriormente ampliata. In caso di segnalazioni relative all’avvistamento della persona dispera le stesse, per poter essere presi in considerazione e verificati, devono contenere il numero di telefono del chiamante.
Le regole basilari che devono ricordare le squadre di terra, indipendentemente dalla tattica adottata sono:
L’obiettivo è quello di determinare le aree prioritarie da cui iniziare la bonifica estendendo gradualmente la ricerca fino alla bonifica completa della zona.
Questo tipo di procedura di controllo delle prestazioni di ricerca globale aumentano la probabilità di trovare la persona ma soprattutto consentono di:
Queste informazioni risultano altresì basilari anche per quanto riguarda la ricostruzione dello scenario incidentale e per le stesse indagini dell’Autorità Giudiziaria.
Profilazione dello scomparso
L’attività di profilazione dello scomparso svolta dagli psicologi CRI (Servizio Psicosociale-Squadre di Soccorso per l’Emergenza Psicosociale) verrà utilizzata al fine della definizione dei comportamenti, abitudini e dinamiche emotive che caratterizzano la scomparsa della persona ed offrire indicazioni operative per la pianificazione delle ricerche.
L’elaborazione del profilo viene sviluppata fin dalle prime fasi di attivazione e prosegue durante tutto il percorso di indagine con riferimento alle notizie che pervengono da parenti, amici, familiari, conoscenti, medici, ecc. e da ogni altro Ente.
Il profilo dello scomparso viene costruito in stretta collaborazione con i responsabili dei diversi Enti coinvolti nel piano di ricerca, i quali dovranno fornire le informazioni in loro possesso atte a definire/completare il quadro di conoscenza della persona scomparsa.
L’attività di profilazione costituisce supporto atto a definire modalità di diffusione di appelli ai media ed affissione di volantini, laddove ritenuti necessari.
Il Capo partenza, permanente o volontario, assumerà le informazioni sulla persona scomparsa e, relazionandosi con gli altri Enti presenti in loco, avvierà una prima ricerca speditiva verificando pozzi, anfratti, casolari abbandonati prendendo nota di ogni elemento utile per la ricerca che successivamente verrà comunicato al R.O.S. dell’U.C.L. che sarà il punto di partenza e di ritrovo per i soccorritori.
Nel momento in cui arriva l’U.C.L. (Posto di Comando Avanzato) il ROS (Responsabile delle Operazioni di Soccorso) assumerà il coordinamento delle operazioni interfacciandosi con il Coordinatore delle Unità Cinofile, con il responsabile dell’Autorità Giudiziaria e, se presente, con il responsabile del Soccorso Alpino.
Sull’UCL, verrà costituito il Centro Coordinamento Soccorsi composto dai responsabili degli Enti, Corpi e Associazioni presenti (CRI, CNSAS, PC, AIB) al fine di definire strategie comuni d’intervento.
Il ROS valuterà le prime informazioni acquisite sul disperso: età, caratteristiche fisiche, tipo di abbigliamento, stato di salute, condizioni psicologiche e sanitarie, abitudini, orario ed eventuale motivo della scomparsa o eventuali avvistamenti.
Profilazione del disperso
Nel soccorso di persone disperse, in cui forze di soccorso e di polizia, intervengono attraverso tecniche di ricerca e d’indagine con il fine di mettere in campo tutte le risorse possibili per raggiungere il risultato desiderato: il ritrovamento della persona, emerge una branca essenziale del sistema soccorso che è la Psicologia d’Emergenza.
Bisogna, infatti, capire che in questo contesto, spesso molto complicato e concentrato all’interno di una specifica comunità, si succedono tutta una serie di avvenimenti a carico dei famigliari, dei vicini, degli amici, fino ad un coinvolgimento sempre più forte dei medesimi soccorritori, i quali attraverso i propri sentimenti e ad una importante empatia nei confronti delle vittime, possono manifestare forti disagi e difficoltà comportamentali.
La presenza di un responsabile delle operazioni di soccorso che garantisca continuità di rapporti può essere sufficiente per raccogliere le informazioni necessarie alla ricerca. Egli dovrà limitarsi alle domande veramente utili alle ricerche, motivandole e spiegando le ipotesi che le giustificano.
Per questo negli ultimi anni ha preso sempre più importanza la necessità di far intervenire sul luogo dell’intervento un team di psicologi professionisti specializzati nel supporto ai famigliari e nell’analisi del profilo psicologico del disperso L’intervento degli Psicologi d’Emergenza, sempre più spesso, risulta decisivo per una guida nelle ricerche ed ha consentito in molti casi il ritrovamento della persona scomparsa.
L’attività di profilazione psicologica appare utile per comprendere i comportamenti e le dinamiche emotive che caratterizzano la scomparsa della persona dispersa ed offrire indicazioni operative per la pianificazione delle ricerche.
L’attività di profilazione costituisce inoltre un valido supporto nella determinazione dell’opportunità e delle modalità di diffusione ed affissione di appelli, laddove ritenuti necessari.
Il loro lavoro consiste nell’offrire alcuni strumenti per comprendere i comportamenti e le dinamiche emotive che caratterizzano la scomparsa della persona dispersa, offrendo indicazioni operative utili ai team professionali per indirizzare le ricerche.
Vengono analizzati, innanzitutto, i vissuti della persona scomparsa, che possono aver motivato l’allontanamento, le patologie e la stabilità psichica, l’assunzione di medicinali antidepressivi che possono aggravare le condizioni di salute. Attraverso un’intervista con i famigliari, loro previa disponibilità, vengono altresì analizzate le dinamiche relazionali e gli aspetti significativi della persona dispersa.
Viene infine esaminato il ruolo della rete sociale, dei mass media e delle forze di soccorso rispetto alla comunicazione della notizia della scomparsa e sulla opportunità di diffusione ed affissione di appelli.
Una presenza specialistica è quindi indispensabile ovunque siano presenti persone strutturalmente vulnerabili, quali bambini e adolescenti, ma deve essere considerata una risorsa essenziale in ogni caso.
Impiego dei Nuclei Cinofili:
L’aiuto che un cane può dare all’uomo, affiancandolo in molteplici attività, è conosciuto, apprezzato e sempre più incoraggiato, soprattutto quando è necessario l’uso di un senso che l’uomo ha quasi del tutto perso: l’olfatto.
Il cane, infatti, ha un olfatto molto fine, forte di oltre 200 milioni di cellule olfattive (contro 5 milioni nell’uomo); questo gli permette di apprezzare la presenza di piccolissime quantità di molecole odorose, con una sensibilità almeno mille volte maggiore della nostra.
Durante il suo lavoro di ricerca, il cane utilizza, infatti, quasi esclusivamente un solo strumento, il naso e più in generale l’olfatto.
A proposito invece delle capacità discriminatorie dell’olfatto canino possiamo affermare che anche qui questo animale ci può stupire: discriminare, significa distinguere, e un cane sa distinguere, quindi riconoscere come diversi due odori molto simili (traccia-pista), così come noi siamo in grado di distinguere due sfumature di colore molto prossime.
Propagazione dell’odore
Quando il cane compie un lavoro di ricerca, ha a disposizione proprio due elementi inerenti all’odore e normalmente, sfrutta quello dei due che gli offre maggiori garanzie, vuoi per intensità, vuoi per attitudine specifica del cane.
Come fanno allora i cani da ricerca a trovare una persona smarrita in un bosco?
Nei telefilm “polizieschi” si vede che, dopo aver annusato la maglietta dello scomparso, il cane parte, naso a terra, e inizia la ricerca.
Nella realtà e nelle innumerevoli ricerche di persone scomparse effettuate dai Nuclei Cinofili dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile (Pompieri Senza Frontiere, Ass.ne Carabinieri, Ass.ne Alpini, Ass.ne Polizia di Stato) i cani hanno trovato le persone scomparse, nascoste sotto i cespugli o all’aperto, senza aver annusato magliette o calzini “odorosi”.
Il cane, infatti, può anche passare a fianco della persona da ricercare, anche a meno di 2 metri e continuare a procedere allontanandosi ma se il vento è favorevole, dopo un paio di metri ne capterà l’odore.
A questo punto il cane si fermerà alzando il naso e ritornerà velocemente sui suoi passi, deviando fino a raggiungere la persona.
Dopo averlo annusato, per conferma, lo segnalerà con l’abbaio indicandone la posizione al suo conduttore.
E’ evidente, osservando i cani in azione, che non seguono una pista sul terreno e non hanno avuto bisogno di alcun indumento per cercare specificatamente l’odore della persona, l’hanno individuata seguendo un “cono d’odore”.
Esistono, infatti, due tipi di cani da ricerca:
a cono d’odore e da pista
I primi sono quelli che sono addestrati per riconoscere la presenza umana nell’aria, lavorano “naso all’aria”.
I cani da pista sono invece addestrati a seguire la pista di una ben determinata persona e lavorano “naso a terra”.
Cono d’odore
Il nostro corpo, più in particolare la nostra pelle (meglio la nostra cute) è rivestito da uno strato di celle epiteliali ormai “morte” che vengono perse per distacco dalla cute, in quantità variabili a seconda della zona del corpo, della temperatura esterna, del metabolismo corporeo ecc., ma comunque in maniera relativamente elevata (migliaia ogni minuto).
Questo distacco non si ferma mai, giacché le cellule per così dire perse, sono sostituite da quelle che prima si trovavano sotto di loro, queste sono ancora perse e sostituite e così via in un continuo ricambio.
Noi continuiamo a rilasciare odore, che in forma di piccole particelle assieme ad altri prodotti del metabolismo, quale sudore e altre secrezioni esocrine, si disperde nell’aria attorno a noi formando un “cono” ampiamente influenzato dal vento, dalle condizioni climatiche e dall’orografia del terreno.
Il cane procede fiutando l’aria e con le indicazioni del suo conduttore copre tutto il territorio di ricerca, fino a che entra nel cono d’odore del disperso.
“Per consentire al cane di “catturare” l’odore del disperso è fondamentale che l’area di ricerca non sia inquinata da altri effluvi umani ; I componenti delle squadre di ricerca dovranno stare dietro al cane lasciando al solo conduttore l’incarico di precederli”
A quel punto non resta che risalire alla sorgente dell’odore, correggendo man mano la direzione, fino al ritrovamento.
L’abbaio ripetuto di fianco al disperso è la conclusione richiesta per avvisare il conduttore, spesso distante dal cane, di raggiungerlo ed effettuare così il recupero del disperso.
I cani “da cono d’odore” cercano l’odore umano generico e sono in grado di percepirlo a chilometri di distanza.
Per impedire che il cane incorra nell’errore di segnalare qualsiasi presenza umana presente nell’area di ricerca, un cercatore di funghi o qualcuno a passeggio nel bosco, è addestrato a segnalare solo persone che siano in “evidente” stato di difficoltà:
Il cercatore di funghi o il gitante non avranno, infatti, una postura tale da farli considerare “in pericolo”.
Dovesse capitare che il cane segnali una persona che, beatamente addormentata, sta prendendo il sole correremo solo il rischio di una falsa segnalazione immediatamente verificabile dal conduttore.
Analogamente, se insieme al conduttore, ci sono altre persone sconosciute che collaborano nella ricerca, il cane non segnala la loro presenza perché li riconosce come “branco”.
I cani addestrati per le ricerche a “cono d’odore” sono molto utili quando non si conosce il punto esatto di partenza del disperso e quando sono trascorse diverse ore dalla scomparsa e con specifici addestramenti possono essere utilizzati anche per la ricerca di persone sotto le macerie o travolte da valanghe.
La traccia
La traccia è più facilmente riconducibile a qualcosa che conosciamo, perché per traccia, si intende anche quella visibile, lasciata dalle impronte dei piedi, dai segni di un animale nel bosco, dalle ruote di un’auto ecc.
Qualcosa di simile avviene per la traccia olfattiva, quando una persona si muove, lascia dietro di sé una traccia di odore, facilmente individuabile dal cane.
Ovviamente se questa traccia viene lasciata in un luogo “sporco” dal punto di vista odore, questa si confonde con tutti gli altri odori, magari di altre tracce, non risulta più utilizzabile e perde ogni significato;
Diverso il discorso se questa traccia viene lasciata in un ambiente neutro, senza altri odori o perlomeno senza altri odori simili, insomma in quello che si definisce un ambiente vergine.
Qui diviene subito riconoscibile e percepibile e quindi ripercorribile da un cane addestrato allo scopo.
Questo metodo di ricerca si basa sulla capacità del cane di cercare l’odore della persona dispersa, facendogli annusare un testimone d’odore e/o indumento, il cane cercherà la traccia ed in essa la sua componente umana corrispondente all’odore dell’indumento fatto annusare.
In senso teorico sarebbe sicuramente il metodo più efficace perché comporterebbe un’ottimizzazione dei tempi di ricerca con l’impiego di un numero limitatissimo di cani (anche solo uno) in grado di ritrovare la persona dispersa selezionando tra tutti gli altri odori, solo quello a noi interessato con la speranza che non sia passato troppo tempo e che la pista sia ancora percepibile. Purtroppo, nelle numerose operazioni di ricerca effettuate dai Vigili del Fuoco, le segnalazioni fornite dai cani da pista, detti anche “molecolari”, sono risultate sovente errate e fuorvianti rispetto al luogo in cui è stato ritrovato il disperso.
Costituzione delle squadre
La costituzione delle squadre dovrà avvenire tenendo presenti le seguenti indicazioni:
Ogni squadra dovrà essere collegata via radio con il P.C.A.
I responsabili delle squadre volontarie devono assicurarsi che il proprio personale sia in possesso di idonea condizione fisica.
Ogni squadra dovrà avere idonee e sufficienti attrezzature personali per affrontare le operazioni ma comunque leggere in modo da non intralciarle.
Non dovrà preoccuparsi di portare con sé materiale per un eventuale recupero poiché questo spetta a squadre preposte allo scopo.
Ad ogni squadra verrà assegnata un’area precisa da ispezionare in relazione alle caratteristiche ed alle capacità operative e tecniche.
La direzione delle squadre sul campo è affidata al cinofilo, indipendentemente dall’Ente o Associazione cui appartiene, poiché è solo con l’analisi che questi compie sul comportamento o direzione che prende il cane che si può valutare il tipo di ricerca o l’orientamento da intraprendere.
In funzione delle informazioni acquisite e all’orografia del terreno il ROS, in collaborazione con gli Enti presenti al CCS, potrà disporre per una ricerca:
In caso di segnalazioni relative all’avvistamento della persona dispera le stesse, per poter essere presi in considerazione e verificati, devono contenere il numero di telefono del chiamante.
Inquinamento reperti
I responsabili delle squadre dovranno assicurarsi che, durante le ricerche, non vengano inquinati eventuali reperti o prove e provvederne al recupero, conservazione e consegna all’Autorità Giudiziaria.
Particolare riguardo dovrà essere posto ad eventuali sopralluoghi dell’abitazione della persona da scomparsa, da parte delle unità cinofile e squadre di terra, che dovranno essere concordati con i famigliari e con l’Autorità Giudiziaria.
In presenza di canali e corsi d’acqua controllare eventuali griglie o barriere che possono fermare un corpo.
AREE E ZONE DI RICERCA:
Si definisce area di ricerca quella parte di territorio nella quale si ipotizza che la persona scomparsa possa trovarsi, in relazione alle sue caratteristiche personali, ai risultati dell’indagini di Polizia ed alla morfologia del territorio.
In tale area inizieranno le ricerche.
L’area di ricerca si andrà poi a suddividere in zone di ricerca, i cui confini potranno essere delimitati da:
Le zone di ricerca saranno poi numerate o nominate ed assegnate alle singole squadre.
Ad ogni squadra si affiderà una zona da perlustrare suggerendo loro una tecnica di ricerca.
Le più conosciute tecniche di ricerca sono:
Ricerca per punti sensibili e battitori veloci
Per pianificare la ricerca, reperire personale e aspettare i cinofili, occorre del tempo.
Per ottimizzare la prima fase delle operazioni, senza inquinare troppo l’area, si può dare corso ad una ricerca con battitori veloci.
Essi si recheranno nei punti individuati sulla base delle testimonianze assunte in loco (casolari, canaloni, etc.).
Questo tipo di ricerca, anche se darà esito negativo, potrà comunque fornire notizie utili per la successiva pianificazione dell’intervento.
Ricerca in zone preferenziali
È definita preferenziale una zona che ha una relazione logica con il tipo di attività svolta dal disperso o con il motivo della sua presenza in quel luogo (cercatore di funghi, cacciatore, escursionista, ecc.).
E’ importante la verifica dei singoli luoghi: casolari, rifugi, legnaie ecc., che si possono individuare sulla mappa topografica e raggiungere eventualmente con gli automezzi.
Ricerca a tappeto
Questo tipo di ricerca non deve lasciare scoperta alcuna zona, la tecnica è a pettine.
I soccorritori si dispongono in linea retta distanziati in modo che lo spazio tra due operatori consecutivi sia “battuto a vista”: l’intervallo dipende dalla morfologia del terreno.
Attenzione:
Gli operatori alle due estremità della linea e quello in posizione centrale dovranno essere dotati di radio, GPS e mappa topografica.
Durante la battuta, il ROS o l’operatore TAS, chiamerà ad intervalli opportuni gli operatori domandando loro le coordinate fornite GPS per riportarle sulla mappa topografica. In tal modo si vede lo sviluppo della linea di ricerca e all’occorrenza se ne corregge l’andamento.
Durante la marcia, gli operatori agli estremi della zona di ricerca segneranno, ad intervalli di qualche decina di metri, il percorso della linea di ricerca utilizzando nastro segnaletico.
Ricerca per sentieri
Quando troviamo boschi fitti e sporchi, ma abbiamo indicazioni attendibili del passaggio del disperso, si può far percorrere alle squadre i sentieri con particolare attenzione al versante a valle.
I soccorritori cercheranno eventuali tracce (rami rotti, impronte, lembi di stoffa, ecc.) specialmente in direzione del sottobosco e delle zone non frequentate.
Nel caso in cui la persona dispersa non voglia farsi trovare, sentendo i richiami dei soccorritori tenderà ad allontanarsi risalendo o scendendo il sentiero.
Le squadre dovranno pertanto effettuare una ricerca partendo contemporaneamente dall’inizio e dalla fine dei sentieri prescelti .
Ricerca notturna
E’ un tipo di ricerca che comporta un rischio aggiuntivo per i soccorritori.
La battuta dovrà essere condotta su itinerari ben precisi, sicuri e conosciuti è più complessa ma non per questo meno efficace delle altre.
Mentre nelle ricerche diurne è più facile che siano i soccorritori a trovare la persona scomparsa, di notte, considerato che gli operatori usano sistemi luminosi visibili a distanza, è possibile che, condizioni fisiche permettendo, sia la vittima a farsi trovare, andando incontro ai soccorritori o attirando l’attenzione con richiami e grida.
Dal 1° gennaio al 30 novembre 2021 risultano 17.650 le denunce di scomparsa, delle quali 8.767 sono le persone che sono state ritrovate, mentre quelle ancora da ritrovare sono 8.883. Per quanto riguarda le motivazioni della scomparsa, nell'81,62% dei casi, secondo quanto emerge dalle denunce alle Forze di polizia, si tratta di allontanamento volontario, percentuale che corrisponde in numeri assoluti a 14.406 casi di scomparsa, IL 67% DEI CASI SONO MINORI (9.656), prevalentemente stranieri (6.960).
Sono i dati di carattere generale contenuti nella XXVI relazione del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse, consultabile online, che offre come di consueto anche dati di raffronto relativi ai periodi 1° gennaio 2007 (anno di istituzione dell'ufficio del Commissario straordinario) - 30 novembre 2021 e 1° gennaio 1974 - 30 novembre 2021.
Si gioca quasi tutto nell’arco di 72 ore. In un binomio imprescindibile, quello dell’allarme tempestivo e quello della ricerca approfondita che permette di ritrovare chi, altrimenti, rischia di finire nell’oblio, a incidere più di ogni altra cosa è il fattore tempo.
L’associazione che in Italia si occupa del sostegno e dell’accompagnamento nelle ricerche delle persone scomparse quando le ricerche «ufficiali» si fermano: «se non si attivano subito tutte le possibilità a disposizione si rischia di perdere dei dettagli importanti.»
Ci spiega meglio?
«La maggioranza dei casi nel momento della denuncia viene subito classificato come “allontanamento volontario”, a volte anche se si tratta di minori. Ed è chiaro che un allontanamento volontario non muove grandi ricerche. Noi da sempre ci opponiamo a questa cosa, finché non si considera la situazione totalmente libera da qualsiasi fattore di rischio chiediamo di cercare con tutti i mezzi a disposizione altrimenti potrebbe essere troppo tardi».
A livello pratico cosa bisogna fare?
«Segnalare la scomparsa in Prefettura, unica segnalazione che rimane aperta per sempre. Essere tempestivi nella denuncia di scomparsa e insistere per far partire le ricerche a tappeto nelle prime ore ma anche non darsi per vinti. Le indagini con una prova importante si possono riaprire».
I dati sono cambiati negli anni del Covid?
«Sì, sono diminuiti forse perché con tutti a casa allontanarsi è più difficile. L’anno scorso abbiamo avuto il primo caso il giorno dopo la fine del lockdown».
Rimane comunque una battaglia contro il tempo
Questo sicuramente, le prime ore sono quelle decisive. Dalla denuncia in poi si dovrebbe procedere senza tralasciare nulla. Va considerato che se un familiare non torna nessuno chiama subito i carabinieri. Si comincia a sentire gli amici, i compagni. La famiglia si allarma quando ha esaurito tutto quello che poteva fare. Quando famiglia va a fare denuncia è già molto preoccupata e non crede all’allontanamento volontario. Sarebbe necessario formare gli operatori per aiutarli a leggere tra le righe, per dare a tutti una possibilità in più.
In Italia la storia di cronaca nera è molto ampia. Diversi casi di scomparse misteriose hanno riempito per anni le pagine dei giornali e gli schermi della tv nazionale. Tra di essi, possiamo citarne alcuni:
il caso di Denise Pipitone
Recentemente la cronaca italiana si è interessata a un appello molto particolare, andato in onda sulla televisione russa. Una ragazza ha infatti preso la parola, rendendo pubblico il suo desiderio di ritrovare la sua famiglia d’origine. Tutto ciò dopo essersi resa conto che le persone con cui è cresciuta non corrispondono alla sua famiglia biologica.
Il suo poteva essere l’ennesimo appello dei tanti che siamo abituati a vedere in televisione. Qualcuno però ha notato che la ragazza in questione aveva un’età che poteva corrispondere a quella di una celebre scomparsa italiana: Denise Pipitone. Quest’ultima aveva solo quattro anni quando sparì nel nulla. Era il 2004 e da quel momento non si ebbero più tracce della bambina.
Da quel giorno del 2004, le ricerche di Denise non si sono mai arrestate. Tra innumerevoli sospetti e piste, questi anni non hanno portato a nulla di concreto. L’appello della ragazza russa sembrava condurre finalmente a una svolta. Tuttavia, si è rivelato l’ennesimo fallimento.
Questa vicenda ci permette di focalizzarci sull’inquietante fenomeno delle scomparse. In Italia, negli ultimi cinquant’anni, sono scomparse nel nulla più di 60 mila persone. Nonostante ci siano innumerevoli casi di cronaca, molte persone vengono rinvenute, spesso tragicamente. 60 mila individui però non sono mai stati ritrovati. Potrebbero essere bambini che non sanno di essere nati e scomparsi in Italia. Potrebbero essere persone uccise da chi è riuscito poi a eliminare ogni traccia del corpo della vittima.
Le opzioni sono innumerevoli, ma sta di fatto che c’è questo numero esorbitante di persone che non sono più tornate a casa.
Il caso di Emanuela Orlandi
L’adolescente Emanuela Orlandi è scomparsa nel giugno del 1983. Nonostante ciò, l’opinione pubblica italiana di oggi è a conoscenza della sua vicenda, per lo scalpore che ha suscitato. La scomparsa di Emanuela è legata alle vicende della Chiesa vaticana. Infatti, il luogo della scomparsa è proprio la Città del Vaticano. La ragazza era solita seguire un corso di musica e, proprio in seguito a una sua solita lezione, non fece più ritorno a casa.
Nel luglio dello stesso anno, anche il Papa Giovanni Paolo II ha fatto un appello in favore del ritrovamento della giovane. Ciò portò a collegare la vicenda con i Lupi grigi, una organizzazione terroristica che si è resa colpevole del tentato omicidio del Papa, nel maggio del 1981.
Altre piste, sviluppate nel corso degli anni, hanno collegato la scomparsa della ragazza con la Banda della Magliana, operante a Roma. Attraverso alcune dichiarazioni della ex compagna del boss della Banda, venne a galla che la ragazza poteva essere stata sequestrata a causa di un traffico di soldi, con il coinvolgimento della Banca vaticana.
Altre piste hanno indagato nell’ambiente della pedofilia e venne sottolineato come la ragazza, nell’ultima telefonata alla famiglia, aveva affermato di essere stata fermata da un uomo che le aveva offerto una proposta di lavoro nell’ambito dei cosmetici e della moda. Tutti i sospetti, le intercettazioni e le inchieste non hanno portato a nessun risultato concreto e nemmeno a una soluzione.
Il caso di Roberta Ragusa
Spostandoci a un caso maggiormente recente, è sicuramente evocativo quello di Roberta Ragusa. Non ci troviamo di fronte a fatti ingarbugliati come quelli di Emanuela Orlandi. Infatti, un colpevole in questo caso sembra essere stato individuato.
La donna è scomparsa nel gennaio del 2012, in provincia di Pisa. Nonostante il marito si sia dimostrato addolorato dalla scomparsa della moglie, le indagini hanno portato a condannare proprio lui, Antonio Logli. Le prove a suo carico sarebbero collegate alla relazione extra-coniugale di Logli, che durava da anni. Sembrerebbe che nella notte in cui è sparita, Roberta avrebbe scoperto del tradimento del marito. Tutto sembrerebbe portare alla colpevolezza di Logli, se non fosse che il corpo della donna non è mai stato ritrovato. Nonostante la condanna in primo grado sia già arrivata, tutto potrebbe essere ribaltato, nel caso in cui ci fossero nuovi risvolti.
Il caso di Joly Exauce Mpilampassi
Svanito nel nulla lo scorso 8 giugno. È uscito dall'ospedale di Treviso del Ca' Foncello dove era sottoposto ad alcune cure, alle 9.45 del mattino. E di lui non si sa più nulla. L'ultima volta che è stato visto indossava pantaloni e maglietta nera e aveva con sé anche un giubbetto scuro. A denunciarne la scomparsa i genitori, divisi tra l'Italia e la Francia che si sono rivolti alla questura. In tasca il 26enne non aveva il telefono cellulare che avrebbe reso più facile rintracciarlo. Del suo caso si è occupata anche la trasmissione televisiva Chi l'ha visto Gli investigatori propendono per un allontanamento volontario ma, nel frattempo, si è attivato il protocollo standard della Prefettura che, nel sito dedicato, ha postato la foto del 26enne con la data della scomparsa, una sommaria descrizione e il numero di telefono della Questura per chiunque possa fornire notizie utili al suo ritrovamento
IL CASO DI Basma Afzaal
Scomparsa il 31 maggio. La ragazza, 18enne pakistana, vive con la famiglia a Galliera Veneta, nel padovano frequentava il Cfp Lepido Rocco nella Marca ed è stata vista l'ultima volta nel bar Roma a Castelfranco. Era uscita di casa alle 9 di mattina per prendere l'autobus per recarsi a scuola, dove non arriverà mai. Si è parlato di una fuga da un matrimonio combinato, voluto dalla famiglia. Circostanza che il padre ha smentito lanciando un appello alla figlia perché ritornasse a casa.
IDFOX S.r.l. - International Detectives Fox® SINCE 1991
Via Luigi Razza 4 – 20124 – Milano
Tel: +39 02344223 (R.A.)
www.idfox.it - mail: max@idfox.it